Il mio ruolo procreativo non ha trovato spazio nella mia vita e per questo sono spesso tagliata fuori dai discorsi sui pannolini, l’asilo, le pappe. Il mio orologio biologico non ha una sveglia, non ne vuole proprio sapere di suonare e ricordarmi che è arrivato il momento che anche io entri nel club delle mamme.
Oggi però ci pensa il Ministero della Salute a sostituirsi al mio corpo e farmi da sveglia, vuole avvisarmi che sono indietro, incompiuta, poco devota alla sopravvivenza della specie umana!
Ancora una volta è necessario ribadire con forza che la maternità non è un percorso obbligato. Il ruolo procreativo non trova spazio nella vita di tutte le donne, l’orologio biologico non suona necessariamente per tutte. Quell’istinto materno così bramato e rivendicato potrebbe non farsi mai sentire durante l’esistenza, senza andare per questo ad intaccare l’identità e la possibilità di una piena realizzazione personale e sociale. Tante sono infatti le strade e le modalità per definirsi, costruirsi, viversi nella propria completezza.
Quando una donna sceglie di non avere figli/e viene giudicata, la sua scelta viene letta e pesata come una esautorazione da un compito quasi obbligato, “ha preferito la carriera ai figli, al suo ruolo di madre, la vita lavorativa a discapito di quella personale”, si, per molte e da una prima lettura può essere visto in questo modo ma possiamo pensare che ci sia dell’altro, che quel preferire la carriera non sia una rinuncia, uno scarto, ma un’azione consapevole fondata sul proprio desiderio di sviluppo personale, di far emergere talenti, valori, potenzialità.
Eppure ancora oggi permane una forte pressione a misurare i fatti della vita secondo una serie di tappe precostituite che vedono fondamentale nella vita femminile il momento della creazione e che sembrano rendere inscindibile la cosiddetta “femminilità” dalla generatività.
Secondo l’ISTAT tra le donne nate nel 1970 il 20% non avrà figli/e alla fine del percorso riproduttivo, contro il 13% per le generazioni del 1960 e del 1940. La maternità non rappresenta più una dimensione fondamentale nella costruzione dell’identità, e, spesso, il bisogno di diventare madri è il risultato di aspettative e pressioni sociali e familiari che continuano a rinforzare quell’immaginario di femminilità che lega indissolubilmente la donna al materno. Molte donne non desiderano diventare madri ma avere una gravidanza, bramano quell’esperienza del corpo e del possesso di un figlio proprio, ma probabilmente la loro vita avrebbe funzionato anche senza un figlio. Altre volte il desiderio è dissociato dall’esperienza procreativa e si trasforma in disponibilità all’adozione, dando priorità alla volontà di crescere un figlio o una figlia.
“Il mio istinto è molto preciso nel merito: un figlio non lo voglio. I miei amici, quando mi vedono coi bambini, dicono che sarei una madre bravissima. Ma io non credo. I bambini mi piacciono, ma a piccole dosi. Se ci fosse una telecamera dell’anima che proiettasse su uno schermo quello che provo quando vedo un bambino che fa i capricci… non si può dire. Mi sento un mostro, solo a pensarlo. Trovo che il pianto isterico di un bambino sia la cosa meno tollerabile del mondo.” Alessia
Nella specie umana l’istinto materno non è biologicamente determinato ma è il risultato di una complessa interazione tra fattori corporei, psicologici, culturali e sociali. Il fatto che le donne siano predisposte biologicamente alla procreazione non implica che lo siano anche al desiderio di maternità e all’esercizio del ruolo materno, un vestito socialmente e culturalmente costruito che si modella alla persona che sceglie di indossarlo. Conoscenze, competenze, comportamenti, atteggiamenti definiscono il ruolo di cura, sia esso materno o paterno, ma si sviluppano nel corso della vita e dell’esperienza attraverso processi di apprendimento.
Essere fertili non implica obbligatoriamente diventare madri, essere donne non significa avere istinto materno, il corpo e la sua sessualità sono due condizioni che possono incrociarsi per produrre una nascita, ma anche convivere serenamente lontano dalla riproduzione.
Non ho nessun desiderio di procreare eppure sono in cerca dell’amore . Procreazione. Una super-rifinita sala da pranzo stile Queen Ann a prezzo stracciato. Legno vero. È questo che voglio? La famiglia modello, due più due nel kit di montaggio di una comoda casetta. Non voglio il modellino, voglio l’originale in dimensioni reali. Non voglio riprodurmi, voglio fare qualcosa di completamente nuovo.
Jeanette Winterson, Scritto sul corpo
Alcune letture ispiratrici
Cirant E., Una su cinque non lo fa. Maternità e altre scelte
De Beauvoir S.. Il Secondo Sesso
Di Pietro A., Tavella P., Madri selvagge, contro la tecnorapina del corpo femminile.