Alopecia Areata – aspetti psicologici e possibili livelli di intervento

L’Alopecia Areata è una patologia attualmente poco conosciuta che si manifesta in diverse forme e con decorso imprevedibile con la perdita dei capelli e dei peli. La sua origine genetica è stata ben chiarita e identificata, così come la componente autoimmune che la caratterizza, tuttavia non è stata ancora trovata una cura definitiva ne un approccio terapeutico e di sostegno adeguato; la patologia viene, inoltre, mantenuta e resa ancora più grave dalla reazione della persona e dell’ambiente circostante (la famiglia, gli amici, i servizi di medicina, il contesto sociale più ampio).

Risulta necessario costruire un modello di comprensione e di intervento sistemico e multidisciplinare che consenta di passare da un’ottica esclusivamente biomedica ad un approccio che consideri le numerose implicazioni e interconnessioni che l’alopecia presenta sul piano personale – in particolare psicologico ed emozionale – sociale e culturale.

La sottovalutazione da parte dei servizi di medicina dei fattori psicologici costituisce spesso una grave mancanza dell’organizzazione attuale della sanità, la cui cultura non tiene conto della complessità dell’interazione mente-corpo, aggravata dal contributo non disinteressato e talvolta esclusivo dell’industria farmaceutica e dai tentativi non sempre dichiarati di sperimentazione per la ricerca di una cura adeguata.

L’impatto psicologico dell’alopecia è il più delle volte traumatico, la perdita dei capelli fa irruzione nella vita della persona più o meno improvvisamente, generando una rottura dolorosa che apre uno scenario di vissuti fino a quel momento inesplorati: il cambiamento del volto e della propria immagine, la trasformazione del rapporto con il proprio corpo e delle relazioni interpersonali, da quelle più intime a quelle sociali e lavorative, producono una sospensione del ritmo di vita che confonde i contorni in termini di significato e sicurezze, modificandone la continuità e la prospettiva temporale e relazionale.

La perdita di una parte del corpo e/o di una sua funzione produce una modificazione dell’immagine di sé e dello schema corporeo, una ferita profonda che provoca un vissuto di angoscia e dolore, assimilabile all’esperienza del lutto. Lo sconforto psicologico è aggravato dalla mancanza di risposte certe, dal non sapere se e quando i capelli ricresceranno, producendo un abbassamento nel livello di autostima, nel senso di autoefficacia e di fiducia, risorse fondamentali per affrontare un percorso di accettazione e di necessaria trasformazione della propria vita.

Nelle prime fasi della scoperta della malattia la ricerca di una cura adeguata orientata alla ricrescita dei capelli (a ripristinare uno stato fisico e psichico interrotto), porta di fronte alla drammatica rivelazione che non esistono trattamenti adeguati in questa direzione. Se l’aspettativa rimane quella di trovare una terapia per la ricrescita dei capelli e se il medico non è sufficientemente chiaro nel comunicare quali sono le reali possibilità di guarigione e disponibile ad accogliere il disagio che ne deriva, si impedisce la costruzione di una relazione di fiducia medico-paziente in grado di sostenere la persona nel fronteggiare la malattia e i suoi risvolti nella vita della persona.

La non presa in carico genera processi di delega e di invio verso altri settori della medicina cadendo nella diffusa tendenza a ricondurre ogni disturbo del quale non si conoscono le cause allo stress. Adottando un approccio che fa riferimento alla psicologia sociale della salute possiamo affermare come l’alopecia non debba essere considerata una conseguenza dello stress ma, piuttosto, un agente stressante importante che richiede una analisi congiunta degli aspetti oggettivi, delle dimensioni soggettive e delle transazioni mentali e comportamentali fra la persona e l’ambiente provocate dalla malattia.

Lo stress è una risposta normale e indispensabile dell’organismo di fronte alle sollecitudini ambientali, non può pertanto essere considerato all’origine dell’alopecia secondo uno schema lineare di causa ed effetto, ma va inserito in un sistema complesso e circolare di analisi dove, tutt’al più, si può configurare come un catalizzatore o facilitatore dell’esordio e dell’evoluzione della malattia stessa.

Alla luce di queste brevi riflessioni emerge la necessità di sviluppare un approccio che permetta di intervenire almeno su tre livelli:
1. Supporto psicologico alle persone che soffrono di alopecia
2. Formazione professionale destinata al personale sanitario
3. Sensibilizzazione della comunità

E’ di primaria importanza costruire percorsi orientati al benessere della persona che non siano centrati esclusivamente sul sintomo – “la perdita dei capelli” – ma che permettano di elaborare il significato che tale perdita assume nella vita della persona, dal suo vissuto interiore alle relazioni interpersonali e al contesto sociale più ampio.
Risulta inoltre necessario intervenire attraverso la formazione professionale del personale sanitario per favorire un’adeguata cultura psicologica che nella salute e nella malattia permetta di cogliere l’importanza e il ruolo dei fattori psichici, sociali e biologici e al tempo stesso i loro livelli di interazione nei diversi contesti di vita.

Dott.ssa Francesca Fadda – Psicologa

Bibliografia e sitografia
Bianco Marta. A testa scalza. La capigliatura tra presenze e assenze. C.G. Edizioni Medico Scientifiche, 2011
Cancrini L. Il vaso di pandora. Carocci, 2012
Fischer Gustave-Nicolas. Trattato di psicologia della salute. Borla, 2002
Rutelli Pietro. Qualità e sanità: un dialogo per l’umanizzazione. Franco Angeli, 2007
Acclaimed Geneticist Finds Basis of Alopecia Areata – June 30, 2010, Nature Journal
http://www.sosalopeciaareata.org

 

 

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