Tutto quel movimento senza attrezzatura, ma come farai!
Cuori nel deserto. Film 1985 Regia di Donna Deitch

La produzione e la diffusione della conoscenza sul lesbismo continuano a vivere un meccanismo di controllo e repressione in numerosi campi del sapere, dalla storia al cinema, dalla psicologia alla sessuologia.
Della sessualità lesbica non necessariamente si può e si deve rintracciare una specificità che la contraddistingue da quella eterosessuale o gay, ma merita osservazione il fatto che mentre dell’omosessualità maschile si possono rinvenire pubblicazioni di ampio respiro per il lesbismo la letteratura è prevalentemente di nicchia e di orientamento femminista. I comportamenti e le pratiche sessuali delle lesbiche sono molto meno studiati rispetto a quelle degli uomini, perlopiù sono oggetto di curiosità da parte di chi ne è escluso per appartenenza di genere od orientamento sessuale (Barbagli, Colombo, 2001).
Non è sesso senza penetrazione!
Uno degli stereotipi più comuni sulle lesbiche è che la loro sessualità sia manchevole, carente, castrata dell’impossibilità dell’atto coitale genitale. Le pratiche erotiche tra donne sono considerate innaturali, ancora più delle relazioni tra uomini, probabilmente proprio per la mancanza di penetrazione fallica. Possiamo pensare che questa convinzione di manchevolezza sia fondata su una concezione conservatrice della donna strettamente legata alla maternità, una donna lesbica sarebbe una donna a metà (Consolo, 2017) in quanto non capace di procreazione naturale in una relazione tra donne.
L’esperienza del vissuto lesbico e del suo sviluppo richiede di abbandonare la complementarietà dei corpi maschile e femminile a favore di una loro innovazione, nella direzione di un incontro paritario, concordato, negoziato in ogni suo aspetto. Le lesbiche sembrano proporre una sessualità distaccata dal registro eterosessista, non governata cioè dalle norme sulla differenza dei sessi e dalle sue gerarchie, ma centrata su un diverso posizionamento relazionale, in cui la donna è soggetto e non oggetto di dominio della sessualità maschile.
La sessualità lesbica si caratterizza per una moltiplicazione delle pratiche altre rispetto al coito, considerate veri e propri atti sessuali, non “preliminari”, esperite da entrambe le partner nella prospettiva dello scambio, dell’intercambiabilità, della simmetrizzazione. Tali pratiche consentono di sovvertire gli schemi binari che strutturano la percezione dei corpi e dei luoghi, con il superamento, per esempio, della contrapposizione degli organi sessuali “duro vs molle”, e dei loro usi legittimi “davanti, dietro, sopra, sotto” (Chetcuti, 2014).

Le lesbiche sono tutte promiscue!
Un altro grande mito è che le lesbiche siano tutte promiscue. Sembra invece che nel mondo lesbico contemporaneo sia diffusa una particolare forma di monogamia seriale secondo cui le donne tenderebbero a condividere una cerchia di amicizie (spesso legate al mondo dello sport, che sia calcio o basket) e ad avere relazioni all’interno della stessa passando da una storia all’altra. Tali dinamiche faciliterebbero l’insorgere di sentimenti di gelosia e aggressività tra amiche e partner (Consolo, 2017), dando vita a legami che sfociano in violenza. Questa monogamia definita “seriale” porterebbe le donne ad avere molte partner, non contemporaneamente, ma secondo uno script relazionale per cui abbandonano una relazione per iniziarne immediatamente un’altra (Barbaglia, 2001).

Ma cosa fanno allora le lesbiche?
Pluralità di pratiche erotiche
Da alcune ricerche emerge una grande flessibilità e varietà di pratiche sessuali nell’erotismo lesbico che si presenta in maniera del tutto analoga a quelle eterosessuali. Le donne, nelle loro narrazioni, citano i baci, le carezze su tutto il corpo, il toccarsi le parti intime, la stimolazione del clitoride, la masturbazione, mentre risulta meno frequente il ricorso a pratiche legate prevalentemente alla penetrazione anale e vaginale, con l’eventuale utilizzo di strumenti sessuali come il dildo. Il repertorio di pratiche sessuali sembra inoltre crescere e diversificarsi con l’età e in base alle preferenze personali, ma è altresì legato al ciclo di vita, alle posizioni politiche occupate, alle caratteristiche della relazione con la partner, alle culture e ai valori delle persone che fanno parte dei gruppi di riferimento di appartenenza.
Penetrazione tra politica e sovversione
Da una ricerca francese emerge come la penetrazione digitale per essere messa in pratica richieda di un livello sufficiente di fiducia e intimità. La penetrazione può essere dunque messa in pratica ma non definisce in sé il rapporto sessuale, il suo senso dipende sempre dal grado di intimità conferitole. Rispetto alle pratiche penetrative il significato sociale ad esse attribuite influenza notevolmente la loro presenza nella sessualità lesbica, non senza controversie. Molte donne infatti ritengono che tali pratiche non siano moralmente neutre e accettabili nelle relazioni lesbiche poiché richiamano il rapporto eterosessuale, tanto che il ricorso ad esse per alcune renderebbe non qualificabile come lesbico un rapporto. Altre invece non attribuiscono un significato politico alla penetrazione ritenendola una risorsa sia sessuale che affettiva, soprattutto laddove l’atto penetrativo viene ricodificato e rielaborato. “È uno stereotipo che una versa lesbica non si fa penetrare. Dipende dal significato che diamo alle cose. Se una viene penetrata e non viene presa come cosa fallocentrica, ma come cosa che dà piacere a un’altra, va bene e punto. È vero che ho fatto fatica a essere penetrata, con le donne ero rigida. Ma quando ho trovato una che me lo ha fatto vivere come modo di avere il piacere io l’ho vissuto con grande tranquillità” Nadia (Barbagli, Colombo, 2001, pag. 124).
Il sesso orale come pratica completa
Il sesso orale costituisce un atto sessuale a sé stante nella sessualità lesbica, non è un preliminare del coito come spesso vissuto nel rapporto eterosessuale, ma è considerato spesso funzionale in maniera esclusiva all’orgasmo. Nel rapporto con una donna il cunnilingus è vissuto come più piacevole e conforme rispetto al proprio desiderio ed è considerata una pratica in grado di cancellare i confini tra sé e l’altra e di unione con l’altra, che avviene attraverso il mescolarsi dei fluidi e degli odori, quasi nel tentativo di incorporarsi reciprocamente. La tendenza a praticare rapporti orali varia in base allo statuto della relazione, sembra infatti che tali pratiche vengano considerate più intime ed emotive e in quanto tali vadano riservate alle partner stabili, con cui si vive una relazione di maggiore trasporto e con cui si condivide un progetto di coppia e un maggiore senso di familiarità nel lungo periodo.
Chi fa il maschio chi la femmina?
L’elemento della reciprocità è molto importante per smontare un altro grande stereotipo sulle coppie gay e lesbiche secondo il quale vi sarebbe chi assume un ruolo più maschile “attivo” e chi invece femminile “passivo”. Mentre per le coppie eterosessuali esiste un modello sessuale cui fare più o meno riferimento, nelle coppie omosessuali è sempre più raro che i partner abbiano un ruolo sessuale stabile e specializzato, solo attivo o solo passivo. Sono rare oggi le coppie in cui i partner non ricambino un atto sessuale se non per fasi transitorie, in generale prevale la regola della reciprocità ed una certa ostilità verso la rigidità dei ruoli nei rapporti sessuali. Dagli anni 70 la cultura gay e lesbica italiana promuove l’etica della reciprocità in amore come una qualità positiva e una meta da perseguire, e disapprova modelli rigidamente non reciproci. Tra le donne lesbiche la presa di distanza è ancora più netta, la distribuzione ineguale dei ruoli infatti evocherebbe sia le opposizioni simboliche maggiormente riferibili al mondo gay, impedendo il riconoscimento delle peculiarità del mondo lesbico, sia il sistema relazionale eterosessuale fondato sulla contrapposizione tra una figura dominante e una dominata. Esistono tuttavia delle eccezioni a tale norma che denotano una certa flessibilità nei livelli di reciprocità legata sia a fattori personali, come i gusti e le avversioni squisitamente individuali, che situazionali, come le circostanze in qui avvengono gli incontri sessuali. Mentre per le donne eterosessuali “dare piacere” significa spesso accettare o concedere rapporti sessuali o pratiche contro la propria volontà e incedere spesso in un senso di disgusto, per le lesbiche il dare piacere è un’esperienza ordinaria che perde la connotazione negativa di obbligo divenendo uno scambio continuo. Dare piacere nel rapporto sessuale sovverte il rapporto di dominazione, il piacere dell’una assume lo stesso valore del piacere dell’altra. Questo aspetto può sembrare ovvio ed essere presente nelle coppie eterosessuali, spesso riferito come un dono o una concessione all’uomo da parte della donna, ma nelle lesbiche diventa fondamentale nel modo di vivere il rapporto sessuale.
Nello scambio sessuale, il desiderio è guidato dal fatto di tentare di essere all’altezza, ma non nel senso della competitività. Essere all’altezza, significa veramente essere allo stesso livello dell’altra, essere in ascolto, essere proprio là dove sta l’altra
Florence
Francesca Fadda
Piccola bibliografia e letture consigliate
Barbagli M., Colombo A., (2001). Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia. Il Mulino Contemporanea
Calcagno C. (2016). Storia del clitoride. Una biografia del piacere femminile. Odoya
Chetcuti N. (2014). Dirsi lesbica. Vita di coppia, sessualità, rappresentazione di sé. Ediesse Roma
Consolo I. (2017). Il piacere femminile. Scoprire, sperimentare e vivere la sessualità. Giunti
Lupo P. (2002). Lo specchio incrinato. Storia e immagine dell’omosessualità femminile. Marsilio Editori
Masters, W., & Johnson, V. (1967). L’atto sessuale nell’uomo e nella donna. Milano, Feltrinelli
Milletti N., Passerini L. (2007). Fuori della norma. Storie lesbiche nell’Italia della prima metà del novecento. Rosenberg & Sellier
Quattrini F. (2016). Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico. Giunti